VICO DEL FICO AL PURGATORIO

De Rienzo Giuseppina
Dello stesso autore
Editore/Produttore: PIERO MANNI EDITORE
EAN: 9788862660358



pp.200 brossura

Questo romanzo parla di uomini incapaci di farsi amare. Di una donna bionda arenata in un rapporto sbagliato. Di una incredibile fuga finale. Di Maria, che si ribella per sempre al suo tirannico marito. E di una madre che si ammala, e infine muore, senza riuscire a carezzare il viso della figlia. E di un processo penale in cui sfilano, uno dopo l’altro, tutti i volti di una famiglia sperduta. E di un uomo anziano, un “diverso”, un femminiello che forse ha amato soltanto una volta. E di una Napoli scrostata e domestica, tutta scossa da tormenti familiari.
Questo romanzo di Giuseppina De Rienzo ci riconferma la bravura di una scrittrice che sa essere sensuale e sentimentale e, d’improvviso, oggettiva come un referto giudiziario, perché i personaggi di questo “purgatorio” hanno tutti perso, dolorosamente, la sfida salvifica dell’amore vero.


SELEZIONATO AL PREMIO STREGA 2008


Giuseppina De Rienzo, napoletana, ha pubblicato i romanzi La pianura del circo (Premio Opera prima Città di Atella), Passo d’ombre (Premio Insula romana, Selezione Premio Strega), La scirocca (finalista Premio Argentario donna). Ha collaborato a quotidiani e riviste; ha scritto racconti. Tra le raccolte di poesia Eri tu il cavallo e Laggiù la stregònia. Per la fotografia ha pubblicato Il mare in faccia, galleria di ritratti procidani. Attualmente scrive per il “Corriere del Mezzogiorno”.


INCIPIT
Saverio Derosa, detto Eva, compare alto alla fine della salita.
Si ferma, e resta a guardia della scritta nera e scalcinata del vicolo.
Tunica bianca al ginocchio, pantaloni celesti, sandali apertamente vezzosi e una parrucca marrone esibita con smaniosa civetteria.
I capelli a caschetto, pettinati con ordine fino all’altezza delle orecchie, gli fanno il viso ancora più roseo e liscio, come quello di una ragazza.
SaverioEva mi aspetta là, sotto la cima di una corda che gli penzola sulla testa con un nodo già allentato, pronto in aria come un capestro.
È il giorno del nostro primo incontro. E la sua apparizione all’angolo di un quadrivio di vicoli, in mezzo a spuntoni di ferro e intonaci anneriti, è certo un primo assaggio d’inferno.
Avviandomi dal lato basso della strada sventolo in aria il giornale per farmi riconoscere.
E lui, Eva, che d’ora in poi chiamerò Ev per brevità, ma anche per doveroso riguardo, con uno scatto si irrigidisce, come per mettersi in posa.
Forse vuole fare bella figura con me per una sua insopprimibile voglia di competizione, dal momento che sono una donna; oppure semplicemente perché si dispone a un incontro ufficiale con chi deve difendergli la nipote accusata di aver ammazzato il marito.
Un delitto che, secondo la ricostruzione degli atti istruttori, si presenta fin troppo semplice e scontato: Cuomo Maria ha mandato al creatore il marito Sepe Domenico spaccandogli il cuore con un paio di forbici da sarto.


Camminando serio e un po’ compunto Ev mi viene incontro.
Mi guarda. E temendo forse di avere più di un motivo per sentirsi studiato, abbassa gli occhi.
Si capisce che è abituato a essere osservato, giudicato da sempre.
La sua andatura è troppo composta, fa subito pensare al rigore che lui stesso s’impone, al freno che mette a un bisogno di stravaganza e di eccesso; una foia che lo titilla nel profondo dei visceri.
«Ccà stiamo al Vìco del Fìco al Purgatòrio» scandendo le parole come un allievo puntiglioso. «I numeri ccìvici non ci stanno» e allunga la mano per salutarmi. «Perciò vi ho dato l’appuntamento fuori al vvicolo» toccandosi una ciocca mechiata di bianco forse per un pudico accenno all’età.
«Vieni, vieni…» dice rifacendo il pezzo di vicolo che prosegue in salita, girandosi di scatto a guardarmi. Si è accorto di avermi dato del tu.
«Va bene, va bene così» faccio io.
«Scusa, ma tu lo sai quanti anni tèngo? Settànta» continua solenne, riprendendo a camminare.
«Sei ggìornalista?» col mignolo alzato.
«No, avvocato.»
«Una volta una ggìornalista me lo fece vveramente l’articolo» dice con un sospiro, deluso forse di non poter ripetere l’esperienza. «Quella voleva sapere pròpio tutto, ogni spiegazziòne, come mi vengono in testa i vestiti, i cappelli, le stoffe, le bbambole…»
Nella sua cantilena Ev raddoppia e immiserisce i suoni, e a piacimento ancora li impenna, seguendo ogni volta un’uggia nuova, senza adattare le parole ai fatti, ma bruciando cose e immagini per restituirle col marchio della sua faccia, già contaminate dal suo misterioso sussiego.
«Sai, io ttaglio, ricamo. Pure i negòzzi mi fanno le ordinazziòni. Ccà nel vicolo, se devono andare a una festa particolare, da me vengono. Nell’articolo stavo pure in bbella vista» insiste. «Poi il ggìornale l’ho perso. Manco mi ricordo dove sta» un po’ affannando.
«Ti porto al mio labbòratorio» dice con orgoglio. «Così parliamo meglio. E ti faccio pure vedere i miei lavori.»


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€ 17,00
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Disponibilità: NON DISPONIBILE (da ordinare, reperibile in 1 settimana)

pp.200 brossura

Questo romanzo parla di uomini incapaci di farsi amare. Di una donna bionda arenata in un rapporto sbagliato. Di una incredibile fuga finale. Di Maria, che si ribella per sempre al suo tirannico marito. E di una madre che si ammala, e infine muore, senza riuscire a carezzare il viso della figlia. E di un processo penale in cui sfilano, uno dopo l’altro, tutti i volti di una famiglia sperduta. E di un uomo anziano, un “diverso”, un femminiello che forse ha amato soltanto una volta. E di una Napoli scrostata e domestica, tutta scossa da tormenti familiari.
Questo romanzo di Giuseppina De Rienzo ci riconferma la bravura di una scrittrice che sa essere sensuale e sentimentale e, d’improvviso, oggettiva come un referto giudiziario, perché i personaggi di questo “purgatorio” hanno tutti perso, dolorosamente, la sfida salvifica dell’amore vero.


SELEZIONATO AL PREMIO STREGA 2008


Giuseppina De Rienzo, napoletana, ha pubblicato i romanzi La pianura del circo (Premio Opera prima Città di Atella), Passo d’ombre (Premio Insula romana, Selezione Premio Strega), La scirocca (finalista Premio Argentario donna). Ha collaborato a quotidiani e riviste; ha scritto racconti. Tra le raccolte di poesia Eri tu il cavallo e Laggiù la stregònia. Per la fotografia ha pubblicato Il mare in faccia, galleria di ritratti procidani. Attualmente scrive per il “Corriere del Mezzogiorno”.


INCIPIT
Saverio Derosa, detto Eva, compare alto alla fine della salita.
Si ferma, e resta a guardia della scritta nera e scalcinata del vicolo.
Tunica bianca al ginocchio, pantaloni celesti, sandali apertamente vezzosi e una parrucca marrone esibita con smaniosa civetteria.
I capelli a caschetto, pettinati con ordine fino all’altezza delle orecchie, gli fanno il viso ancora più roseo e liscio, come quello di una ragazza.
SaverioEva mi aspetta là, sotto la cima di una corda che gli penzola sulla testa con un nodo già allentato, pronto in aria come un capestro.
È il giorno del nostro primo incontro. E la sua apparizione all’angolo di un quadrivio di vicoli, in mezzo a spuntoni di ferro e intonaci anneriti, è certo un primo assaggio d’inferno.
Avviandomi dal lato basso della strada sventolo in aria il giornale per farmi riconoscere.
E lui, Eva, che d’ora in poi chiamerò Ev per brevità, ma anche per doveroso riguardo, con uno scatto si irrigidisce, come per mettersi in posa.
Forse vuole fare bella figura con me per una sua insopprimibile voglia di competizione, dal momento che sono una donna; oppure semplicemente perché si dispone a un incontro ufficiale con chi deve difendergli la nipote accusata di aver ammazzato il marito.
Un delitto che, secondo la ricostruzione degli atti istruttori, si presenta fin troppo semplice e scontato: Cuomo Maria ha mandato al creatore il marito Sepe Domenico spaccandogli il cuore con un paio di forbici da sarto.


Camminando serio e un po’ compunto Ev mi viene incontro.
Mi guarda. E temendo forse di avere più di un motivo per sentirsi studiato, abbassa gli occhi.
Si capisce che è abituato a essere osservato, giudicato da sempre.
La sua andatura è troppo composta, fa subito pensare al rigore che lui stesso s’impone, al freno che mette a un bisogno di stravaganza e di eccesso; una foia che lo titilla nel profondo dei visceri.
«Ccà stiamo al Vìco del Fìco al Purgatòrio» scandendo le parole come un allievo puntiglioso. «I numeri ccìvici non ci stanno» e allunga la mano per salutarmi. «Perciò vi ho dato l’appuntamento fuori al vvicolo» toccandosi una ciocca mechiata di bianco forse per un pudico accenno all’età.
«Vieni, vieni…» dice rifacendo il pezzo di vicolo che prosegue in salita, girandosi di scatto a guardarmi. Si è accorto di avermi dato del tu.
«Va bene, va bene così» faccio io.
«Scusa, ma tu lo sai quanti anni tèngo? Settànta» continua solenne, riprendendo a camminare.
«Sei ggìornalista?» col mignolo alzato.
«No, avvocato.»
«Una volta una ggìornalista me lo fece vveramente l’articolo» dice con un sospiro, deluso forse di non poter ripetere l’esperienza. «Quella voleva sapere pròpio tutto, ogni spiegazziòne, come mi vengono in testa i vestiti, i cappelli, le stoffe, le bbambole…»
Nella sua cantilena Ev raddoppia e immiserisce i suoni, e a piacimento ancora li impenna, seguendo ogni volta un’uggia nuova, senza adattare le parole ai fatti, ma bruciando cose e immagini per restituirle col marchio della sua faccia, già contaminate dal suo misterioso sussiego.
«Sai, io ttaglio, ricamo. Pure i negòzzi mi fanno le ordinazziòni. Ccà nel vicolo, se devono andare a una festa particolare, da me vengono. Nell’articolo stavo pure in bbella vista» insiste. «Poi il ggìornale l’ho perso. Manco mi ricordo dove sta» un po’ affannando.
«Ti porto al mio labbòratorio» dice con orgoglio. «Così parliamo meglio. E ti faccio pure vedere i miei lavori.»

Dettagli
DatiDescrizione
EAN9788862660358
AutoreDe Rienzo Giuseppina
EditorePIERO MANNI EDITORE
Data pubblicazione2008/03
CategoriaNarrativa
Pagine196
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