Donna Francesca Savasta, detta Ciccina è una donna del popolo, semplice, forse ignorante ma sicuramente rivoluzionaria nella sua infinita saggezza e concretezza. Fa la levatrice di uno sperduto paesino dei monti Iblei, e interpreta il suo ruolo in modo molto personale, prodigandosi per "sistemare" al meglio la vita di inesperte e povere puerpere e dei bambini abbandonati nella ruota che finiscono magicamente tra le accoglienti braccia di giovani donne che altrimenti non potrebbero essere madri, tutto questo secondo una perfetta legge morale, la sua, che però è spesso difforme da quella comune. Ciccina, nel suo ruolo, non ha paura di tener testa al sindaco per fargli togliere quel lampione che impedisce alle puerpere di abbandonare il frutto dei loro amori illeciti col favore delle tenebre. Certo, alcuni maligni potrebbero far notare che il lampione incriminato illumina anche l'uscio di casa di Ciccina e il passaggio del suo amante, il parroco Peppino, ma si sa che le malelingue sono sempre in agguato...