Come testimoniano i due studi qui riuniti, per Giorgio Colli la ricerca filologica sui testi del pensiero greco è fin dall'inizio - in sintonia con la lezione di Nietzsche - inseparabile dalla riflessione teoretica. E centrale, nel suo percorso speculativo, si rivela subito Empedocle, sul quale Colli si concentra già nella tesi di laurea, e di frequente negli scritti successivi. All'interno di una cornice costituita dal complesso rapporto fra sostanza e divenire, fra unità e molteplicità - nodo metafisico essenziale per comprendere la grecità e il pensiero stesso -, Colli mostra come per Empedocle non vi siano due realtà, una trascendente rispetto all'altra, ma noumeno e fenomeno avvinti, e come la «radice» metafisica, l'interiorità di ogni realtà individuale, sia costituita dal suo impulso vitale a congiungersi con il tutto e a ritrovarsi in esso. Empedocle è dunque un mistico che vive e considera come inseparabili la dimensione mortale e quella immortale, aspetti polari di una medesima natura la cui trascendenza è irriducibile a una spiegazione razionale.