Ariel ha bisogno di soldi e Joseph Hortha ne ha. È così che nell'aprile del 1983 uno scrittore esiliato dal Cile e un miliardario olandese sopravvissuto all'Olocausto si incontrano in un lussuoso hotel di Washington. A portarli lì è il desiderio di contribuire alla causa della resistenza alla dittatura di Pinochet e una profonda riconoscenza verso Salvador Allende. Un'altra cosa, scopriranno, li accomuna: il tormento di una colpa. Per Ariel quella di non essere stato a fianco del presidente il giorno del golpe, per Joseph quella di aver costruito la propria fortuna sulla produzione di sacchetti di plastica. Il misterioso magnate incarica Ariel di indagare sulla morte di Allende, per scoprire una volta per tutte ciò che è accaduto quell'11 settembre 1973 alla Moneda: «Che cosa succede quando Allende resta indietro? Combatte fino all'ultimo? Viene ucciso dai militari? In battaglia? Da una pallottola vagante? Per errore? O è un omicidio volontario? O muore per sua stessa mano, come hanno affermato quasi subito i suoi nemici? O c'è qualche altra possibilità?» Muovendosi con cautela nella società cilena in cui convivono vittime e aguzzini, Ariel cerca di fare luce sulla vicenda, interroga i testimoni, i sopravvissuti, imbarcandosi in un'indagine internazionale, difficile e contraddittoria, che farà riemergere traumi personali e collettivi, e che si rivela come la storia di un paese e del suo rapporto con il passato, una storia di amore, relazioni, impegno politico, esilio e, forse, di riscatto. Ariel Dorfman ci consegna il libro di una vita, la sua, e il racconto intimo e definitivo dei giorni del golpe.