Letteratura dialettale salentina. Settecento

Marti Mario
Dello stesso autore
Editore/Produttore: CONGEDO EDITORE
EAN: 9788880860761



pp.490, brossura 17x24

La letteratura dialettale riflessa salentina del sec. XVIII si presenta con un panorama in qualche modo singolare e atipico: due poemetti in ottave, due commedie, e un buon numero di componimenti lirici di vario metro e d'argomento anch'esso molto vario. Spazia infatti dalla volgarità scurrile alla esaltazione liturgica ed agiografica lungo un'occasionalità di grado e di temperie volta a volta differente. La produzione in dialetto salentino ascrivibile al Settecento non è strabocchevole, ma neanche è tanto scarsa da non permettere una visione d'assieme ed una organica analisi e collocazione storica. Il grande secolo tuttavia non vi si rispecchia né vi si riflette, almeno nella sua straordinaria problematica esplosa dalla sua metà circa in poi. I grandi movimenti di idee che appaiarono l'Italia all'Europa; i grandi avvenimenti storico-politici e anche militari, che scossero alle fondamenta le strutture sociali e ideologiche del vecchio continente, non trovano eco o risonanza alcuna, sia pure indiretta, nella coeva letteratura dialettale salentina. La quale, invece, si apre all'arcadia e all'accademia; una arcadia, per giunta sacra, di gran lunga prevalente su quella profana, pronta invece a riallacciarsi anche con la letteratura napoletana del Seicento, palesemente e costantemente tenuta d'occhio per ragioni emergenti da convinzioni politiche. Napoli era e rimaneva la capitale della cultura; e la lingua "napoletana" era sostanzialmente sentita come la lingua ufficiale della capitale politica. Potrebbe esser questa una delle segrete ma storiche motivazioni dell'uso del dialetto
 
 

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pp.490, brossura 17x24

La letteratura dialettale riflessa salentina del sec. XVIII si presenta con un panorama in qualche modo singolare e atipico: due poemetti in ottave, due commedie, e un buon numero di componimenti lirici di vario metro e d'argomento anch'esso molto vario. Spazia infatti dalla volgarità scurrile alla esaltazione liturgica ed agiografica lungo un'occasionalità di grado e di temperie volta a volta differente. La produzione in dialetto salentino ascrivibile al Settecento non è strabocchevole, ma neanche è tanto scarsa da non permettere una visione d'assieme ed una organica analisi e collocazione storica. Il grande secolo tuttavia non vi si rispecchia né vi si riflette, almeno nella sua straordinaria problematica esplosa dalla sua metà circa in poi. I grandi movimenti di idee che appaiarono l'Italia all'Europa; i grandi avvenimenti storico-politici e anche militari, che scossero alle fondamenta le strutture sociali e ideologiche del vecchio continente, non trovano eco o risonanza alcuna, sia pure indiretta, nella coeva letteratura dialettale salentina. La quale, invece, si apre all'arcadia e all'accademia; una arcadia, per giunta sacra, di gran lunga prevalente su quella profana, pronta invece a riallacciarsi anche con la letteratura napoletana del Seicento, palesemente e costantemente tenuta d'occhio per ragioni emergenti da convinzioni politiche. Napoli era e rimaneva la capitale della cultura; e la lingua "napoletana" era sostanzialmente sentita come la lingua ufficiale della capitale politica. Potrebbe esser questa una delle segrete ma storiche motivazioni dell'uso del dialetto
 
 
Dettagli
DatiDescrizione
EAN9788880860761
AutoreMarti Mario
EditoreCONGEDO EDITORE
Data pubblicazione1994
CategoriaLetteratura & Filosofia, Linguistica & Dialetto
Pagine488
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