"Un romanzo avviato in eta non piu giovane, senza alcun segnale e neppur presagio nelle opere precedenti che potesse far pensare ad una scelta narrativa di tale impegno da configurare i Promessi sposi non solo come il lifework di Manzoni, ma una pietra angolare della moderna narrativa italiana ed europea. Un romanzo elaborato nel fervido clima romantico ancora attraversato da discussioni e polemiche sulla legittimita letteraria del genere, che non ruota attorno ad un 'eroe' protagonista, ma coinvolge un coro di personaggi d'invenzione o evocati dal buio di un passato storico correndo il duplice rischio di fare degli uni 'tipi' astratti, degli altri maschere stravolte per una messinscena di storia romanzata. Un romanzo che si nutre della indagine storica su un periodo di decadenza della terra di Lombardia, tanto rigorosa, quanto i tempi potevano consentire (al punto da assumere il sottotitolo inequivocabile di 'storia milanese'), che lascia tuttavia nel lettore piu avvertito l'impressione di una grandiosa allegoria della tragicita della condizione umana. Un romanzo che, dopo aver fatto spremere 'il sugo di tutta la storia' a padre Cristoforo ('Amatevi come compagni di viaggio, con questo pensiero d'avere a lasciarvi'), stende un'ombra sull'apparente happy end domestico, cosi che la rete di cautele che dovrebbe proteggere Renzo, ormai reso edotto dei casi della vita, e impietosamente quanto serenamente lacerata da Lucia: 'lo non sono andata a cercare i guai: sono loro che son venuti a cercar me'."--