"Ecco homo" mostra come la discesa all'inferno di uno studente di Medicina diciannovenne possa aprirsi improvvisa sotto i suoi piedi, catapultando lo sprovveduto giovane in un universo di prigioni, manicomi e soprusi. Dalle vicende personali e molto private, ai fatti di cronaca più o meno attuali, un continuo salto ci porta dal Nepal alla prigione del Coroneo, da un conflitto arabo al carcere di S. Eufemia a Modena, dove ai Giardini della città dimorano spiriti affranti, ma pure Alfio e Maurizio Vandelli dell'Equipe 84. "Ecce homo" non è un'opera di fantasia, ma ogni vicenda, ogni luogo, le ambientazioni temporali e i nomi stessi dei personaggi che muovono nell'arco di un trentennio, sono tali e quali nella realtà a come li ha narrati l'autore. Nomi di giudici, poliziotti e psichiatri, solo privati di qualche vocale o di una maiuscola. La voce narrante di "Ecce homo" è Bifronte: una delle facce riflette sul passato confrontandolo impietosa con un peggiore presente, mentre la seconda percorre attimo per attimo, anno dopo anno, gironi a volte troppo angoscianti da sopportare. In sostanza, lo scrittore usa la propria storia, se ne serve, e la cinica doppia voce innalza paragoni.