ARCHIVI E RETI MONASTICHE TRA ALVERNIA E BASILICATA : il priorato di Santa Maria di Juso e la Chaise

Panarelli Francesco
Dello stesso autore
Editore/Produttore: CONGEDO EDITORE
EAN: 9788880867357



pp.222 brossura

  Il convegno tenuto ad Irsina e Matera nell'Aprile 2005 ha mirato a collocare in una dimensione storiograficamente più ampia la presenza dei monaci della congregazione francese della Chaise-Dieu presso la chiesa di S.Maria di Juso a Montepeloso, oggi Irsina, avviatasi alla metà del XII secolo. La storia di Juso era già allora antica: ad un probabile insediamento monastico greco nel X secolo si era sostituito, nella temperie della conquista normanna della metà del XI secolo, un priorato affidato ai monaci di San Lorenzo di Aversa; il conte Goffredo di Conversano ne aveva fatto poi una ricca abbazia autonoma - con dipendenze a Monopoli, Ruvo, Conversano, Putignano, Bitetto, Minervino, Ferrandina - il cui abate concentrò nella propria persona le prerogative vescovili; ma nel 1133 Ruggero II, ormai re di Sicilia, distrusse la città, salvandone solo i due edifici ecclesiastici più significativi, la cattedrale e S.Maria di Juso, che vennero da lui sottoposti all'abate della Chaise-Dieu.
  I monaci di Juso divennero parte della grande famiglia della Chaise-Dieu, l'abbazia fondata nel 1043 da Roberto di Turlande nel cuore dell'Alvernia, da dove la comunità si era poi irraggiata in gran parte d'Europa. Si costruì così una solida rete monastica che proprio nel monastero di S.Maria di Juso trovò la sua più lontana dipendenza, nonchè la più longeva in area italiana; se infatti furono significative e prestigiose le presenza dei monaci casadeiani in area padana e toscana (S.Marino di Pavia, Frassinoro, Bordone, Lucca), la loro azione sembra aver mantenuto una maggiore continuità proprio in terra lucana. A Montepeloso i monaci portarono gli elementi della spiritualità benedettina  delle capacità organizzative proprie della casa madre francese, esercitando anche quelle prerogative vescovili che ormai erano legate alla chiesa di Juso. Proprio la concentrazione nelle loro mani di vasti poteri signorili ed ecclesiastici suscitò attriti continui con clero e signori locali.
  Un atto di violenza perpetrato nel 1370 e l'incuria dei secoli successivi non hanno lasciato quasi pietra su pietra degli edifici monastici, ma la memoria di Juso, della sua ricchezza e potenza, della sua fitta rete di relazioni europee è sopravvissuta grazie alle pergamene che sono giunte a noi. In minima parte si conservano negli Archives Departementales de la Haute-Loire a Le-Puy-en-Velay, dove sono custoditi i resti dell'Archivio centrale della Chaise-Dieu, e in parte più consistente si conservano nell'Archivio diocesano, nell'antico palazzo vescovile di Montepeloso, riordinate, regestate e trascritte grazie ad un recente intervento di recupero che ha messo in rilievo la ricchezza di un archivio ecclesiastico di straordinario valore.

 


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pp.222 brossura

  Il convegno tenuto ad Irsina e Matera nell'Aprile 2005 ha mirato a collocare in una dimensione storiograficamente più ampia la presenza dei monaci della congregazione francese della Chaise-Dieu presso la chiesa di S.Maria di Juso a Montepeloso, oggi Irsina, avviatasi alla metà del XII secolo. La storia di Juso era già allora antica: ad un probabile insediamento monastico greco nel X secolo si era sostituito, nella temperie della conquista normanna della metà del XI secolo, un priorato affidato ai monaci di San Lorenzo di Aversa; il conte Goffredo di Conversano ne aveva fatto poi una ricca abbazia autonoma - con dipendenze a Monopoli, Ruvo, Conversano, Putignano, Bitetto, Minervino, Ferrandina - il cui abate concentrò nella propria persona le prerogative vescovili; ma nel 1133 Ruggero II, ormai re di Sicilia, distrusse la città, salvandone solo i due edifici ecclesiastici più significativi, la cattedrale e S.Maria di Juso, che vennero da lui sottoposti all'abate della Chaise-Dieu.
  I monaci di Juso divennero parte della grande famiglia della Chaise-Dieu, l'abbazia fondata nel 1043 da Roberto di Turlande nel cuore dell'Alvernia, da dove la comunità si era poi irraggiata in gran parte d'Europa. Si costruì così una solida rete monastica che proprio nel monastero di S.Maria di Juso trovò la sua più lontana dipendenza, nonchè la più longeva in area italiana; se infatti furono significative e prestigiose le presenza dei monaci casadeiani in area padana e toscana (S.Marino di Pavia, Frassinoro, Bordone, Lucca), la loro azione sembra aver mantenuto una maggiore continuità proprio in terra lucana. A Montepeloso i monaci portarono gli elementi della spiritualità benedettina  delle capacità organizzative proprie della casa madre francese, esercitando anche quelle prerogative vescovili che ormai erano legate alla chiesa di Juso. Proprio la concentrazione nelle loro mani di vasti poteri signorili ed ecclesiastici suscitò attriti continui con clero e signori locali.
  Un atto di violenza perpetrato nel 1370 e l'incuria dei secoli successivi non hanno lasciato quasi pietra su pietra degli edifici monastici, ma la memoria di Juso, della sua ricchezza e potenza, della sua fitta rete di relazioni europee è sopravvissuta grazie alle pergamene che sono giunte a noi. In minima parte si conservano negli Archives Departementales de la Haute-Loire a Le-Puy-en-Velay, dove sono custoditi i resti dell'Archivio centrale della Chaise-Dieu, e in parte più consistente si conservano nell'Archivio diocesano, nell'antico palazzo vescovile di Montepeloso, riordinate, regestate e trascritte grazie ad un recente intervento di recupero che ha messo in rilievo la ricchezza di un archivio ecclesiastico di straordinario valore.

 

Dettagli
DatiDescrizione
EAN9788880867357
AutorePanarelli Francesco
EditoreCONGEDO EDITORE
Data pubblicazione2007
CategoriaReligione
Pagine222
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