pp.104, brossura 14x18
Gianluca Conte ricorda, a chi dimentica l'origine del raccogliere versi, quell'andare a costituire una 'raccolta poetica' come gesto che presuppone una semina antecedente alla scrittura. Questa 'danza di nervi' oscilla tra Mondo e Terra, dove il Mondo è inteso come la rete di rapporti sociali che sono un furto dell'esistenza 'vera' e la Terra è il nostro luogo di origine, il luogo dove siamo destinati a tornare, "[...] mi copro d'argilla e ferro/per non dimenticare che appartengo alla terra ma strizzo l'occhio al cielo".
Il rapporto lacerante tra l'individuo e le convenzioni sociali è uno dei temi più ricorrenti, la finzione della maschera che ricopre la vita(torneranno come "Facce sciolte di cera"), è la stessa di "Un ordito fatto male, indossato come a caso,un vestito cucito addosso senza
ben misurare la distanza che passa tra il tuo cuore e l'infinito."
Dopo Insidie e Il riflesso dei numeri, la conferma di un percorso poetico che fonda la sua concretezza nell'equilibrio tra lirismo poetico e impegno sociale.
Luciano Pagano