Della visione dell'ombra

Losavio Pasquale Lucio
Dello stesso autore
Editore/Produttore: LUPO EDITORE
EAN: 9788895861319



Pag.76 brossura; Formato: 12x21

Questo libro di Pasquale Losavio è qualcosa di più di uno scritto, è una partitura, è un canto corale. Il poeta canta, e canta a più voci. Suggerisco di leggere quest’opera senza un disegno predefinito, perciò secondo l’ordine consegnato, lasciandosi condurre dall’ascolto delle varie voci che giungono dal libro, e avvolgono in un’atmosfera lirica, di armonie suggestive, colme d’amore.
In questa prospettiva la mia prefazione viene ad assumere un ruolo marginale. Può essere saltata a piè pari e in nulla si modificherebbe il senso della lettura, l’armonia reggerebbe da sé nella stabilità letteraria, la musica sarebbe ugualmente bella.
La mia prefazione è la stonatura nel tutto.
Ma riconsiderando le stesse cose da un’altra angolazione, vediamo subito rompersi l’ordine delle poesie, fragile configurazione in continua sollecitazione a ritrovarsi in una nuova forma, che non sia quella già presentata al lettore. Questo non perché l’ordine dato alla stesura manchi ancora di qualcosa, non per vanificare l’accuratezza del lavoro del regista Losavio prima e dell’Editore poi, ma perché proprio il loro la-voro, il risultato raggiunto, perfettamente riuscito, che corrisponde esattamente a ciò che avevano voluto, ci restituisce un’opera diversa da quella progettata inizialmente, la restituisce ai lettori, a noi dunque, quale era addirittura prima che passasse attraverso il lavorio di mani laboriose, la restituisce nel momento iniziante, nella viva intuizione dell’autore. Così la stesura è magicamente instabile.
Amici, ci troviamo di fronte a un corpo vivo, che pulsa, si muove in libertà, e non è ingessato da alcuna struttura a priori, né testuale né temporale.
E il succedersi delle poesie è per noi una comodità, una prima lettura, una via privile-giata per una visione dell’insieme, ma non l’unica via da seguire; infatti ognuno è poi invitato a rileggere liberamente il tutto, , rileggendo, creando ancora le poesie dentro il proprio spirito, quelle che lo hanno colpito maggiormente, quelle in cui si ritrova, quelle in cui non si ritrova, quelle dal significato enigmatico, quelle in cui la diversità appare prepotente per essere amata di più.
Ed è allora che la poesia suggestiona, seduce, incanta con dolce insistenza.
Il poeta si trasforma in uccello petulante, è allora che si comincia veramente a leggere questo libro, ed è allora che, anche, questa prefazione viene a trovare un significato inaspettato, vuole essere la colomba leggera che annunzia il poeta, la ruffiana di in-contri erotici e immaginari. Perché conosce Pasquale Losavio, è già stata sedotta da lui.
La sua poesia appare bella alla prima lettura, e ci esonera dal chiederle di più, ci sod-disfa come tale nella sua bellezza innata, è arte felicemente espressa. La seconda volta però porterà il lettore a sprofondarsi, e man mano che ci si sprofonda nell’intimo s’incontrano figure multicolori, genesi mascherate, dionisiache sensazioni musicali che sorgono da un’origine di luce e d’ombra.
Dove poggia allora la poesia di Losavio? Da dove trae la sua forza ammaliante, e se Losavio fosse anche un uccellatore?, se fosse un poeta inattuale che gioca a rendere il suo linguaggio alla portata di tutti? Perché è un linguaggio che deborda, pur rimanen-do in una condizione di innocenza timida e inconsapevole. Dice al mondo le sue verità pesanti senza essere contaminato dal male del mondo.
Proviamo a leggere una strofa fra tutte, scelta a caso, come si conviene alla mia erme-neutica, essa dice: La necessità ti fece parlare/ ma la libertà il silenzio t’impone.'
Losavio si nega al mondo, nel momento in cui sia apre, nel momento in cui si dà vi-gorosamente secondo assi non cartesiani ma poetici.
Eppure, noi lettori, piuttosto che smarrirci in un discorso senza luogo né punti finali, ci sentiamo catapultati vicino a parole infuocate. Esse bruciano senza spaventarci. Si tratta di un fuoco atteso e consolatore. Si tratta di un richiamo a ricominciare a bru-ciare in grande stile.
Leopardi, Baudelaire, Borges, Pessoa, analogie e prossimità poetanti si fondono nella fornace dell’autore.
Quelli però sono morti, morti per sempre, mentre Losavio è dalla parte di chi può ancora vivere e cantare.
Volete un grande libro? Leggete questo.
Volete sentir cantare? Leggete questo libro.
Pasquale Losavio canta, e io sono libero di gridare il suo canto, immodesto e folle che sono.

 

 


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Disponibilità: 3 disponibile

Pag.76 brossura; Formato: 12x21

Questo libro di Pasquale Losavio è qualcosa di più di uno scritto, è una partitura, è un canto corale. Il poeta canta, e canta a più voci. Suggerisco di leggere quest’opera senza un disegno predefinito, perciò secondo l’ordine consegnato, lasciandosi condurre dall’ascolto delle varie voci che giungono dal libro, e avvolgono in un’atmosfera lirica, di armonie suggestive, colme d’amore.
In questa prospettiva la mia prefazione viene ad assumere un ruolo marginale. Può essere saltata a piè pari e in nulla si modificherebbe il senso della lettura, l’armonia reggerebbe da sé nella stabilità letteraria, la musica sarebbe ugualmente bella.
La mia prefazione è la stonatura nel tutto.
Ma riconsiderando le stesse cose da un’altra angolazione, vediamo subito rompersi l’ordine delle poesie, fragile configurazione in continua sollecitazione a ritrovarsi in una nuova forma, che non sia quella già presentata al lettore. Questo non perché l’ordine dato alla stesura manchi ancora di qualcosa, non per vanificare l’accuratezza del lavoro del regista Losavio prima e dell’Editore poi, ma perché proprio il loro la-voro, il risultato raggiunto, perfettamente riuscito, che corrisponde esattamente a ciò che avevano voluto, ci restituisce un’opera diversa da quella progettata inizialmente, la restituisce ai lettori, a noi dunque, quale era addirittura prima che passasse attraverso il lavorio di mani laboriose, la restituisce nel momento iniziante, nella viva intuizione dell’autore. Così la stesura è magicamente instabile.
Amici, ci troviamo di fronte a un corpo vivo, che pulsa, si muove in libertà, e non è ingessato da alcuna struttura a priori, né testuale né temporale.
E il succedersi delle poesie è per noi una comodità, una prima lettura, una via privile-giata per una visione dell’insieme, ma non l’unica via da seguire; infatti ognuno è poi invitato a rileggere liberamente il tutto, , rileggendo, creando ancora le poesie dentro il proprio spirito, quelle che lo hanno colpito maggiormente, quelle in cui si ritrova, quelle in cui non si ritrova, quelle dal significato enigmatico, quelle in cui la diversità appare prepotente per essere amata di più.
Ed è allora che la poesia suggestiona, seduce, incanta con dolce insistenza.
Il poeta si trasforma in uccello petulante, è allora che si comincia veramente a leggere questo libro, ed è allora che, anche, questa prefazione viene a trovare un significato inaspettato, vuole essere la colomba leggera che annunzia il poeta, la ruffiana di in-contri erotici e immaginari. Perché conosce Pasquale Losavio, è già stata sedotta da lui.
La sua poesia appare bella alla prima lettura, e ci esonera dal chiederle di più, ci sod-disfa come tale nella sua bellezza innata, è arte felicemente espressa. La seconda volta però porterà il lettore a sprofondarsi, e man mano che ci si sprofonda nell’intimo s’incontrano figure multicolori, genesi mascherate, dionisiache sensazioni musicali che sorgono da un’origine di luce e d’ombra.
Dove poggia allora la poesia di Losavio? Da dove trae la sua forza ammaliante, e se Losavio fosse anche un uccellatore?, se fosse un poeta inattuale che gioca a rendere il suo linguaggio alla portata di tutti? Perché è un linguaggio che deborda, pur rimanen-do in una condizione di innocenza timida e inconsapevole. Dice al mondo le sue verità pesanti senza essere contaminato dal male del mondo.
Proviamo a leggere una strofa fra tutte, scelta a caso, come si conviene alla mia erme-neutica, essa dice: La necessità ti fece parlare/ ma la libertà il silenzio t’impone.'
Losavio si nega al mondo, nel momento in cui sia apre, nel momento in cui si dà vi-gorosamente secondo assi non cartesiani ma poetici.
Eppure, noi lettori, piuttosto che smarrirci in un discorso senza luogo né punti finali, ci sentiamo catapultati vicino a parole infuocate. Esse bruciano senza spaventarci. Si tratta di un fuoco atteso e consolatore. Si tratta di un richiamo a ricominciare a bru-ciare in grande stile.
Leopardi, Baudelaire, Borges, Pessoa, analogie e prossimità poetanti si fondono nella fornace dell’autore.
Quelli però sono morti, morti per sempre, mentre Losavio è dalla parte di chi può ancora vivere e cantare.
Volete un grande libro? Leggete questo.
Volete sentir cantare? Leggete questo libro.
Pasquale Losavio canta, e io sono libero di gridare il suo canto, immodesto e folle che sono.

 

 

Dettagli
DatiDescrizione
EAN9788895861319
AutoreLosavio Pasquale Lucio
EditoreLUPO EDITORE
Data pubblicazione2008/10
CategoriaPoesia
Pagine76
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